Parrocchia, racconta fatti di Vangelo

Parrocchia Missionaria

Abbiamo l’onore e la responsabilità di trasmettere ad altri quanto a nostra volta abbiamo ricevuto.


Chi ha visto e udito, chiamato a testimoniare, narra quanto ha sperimentato di persona.
Il testimone – anche sul piano della fede – è persona responsabile, che ha il coraggio della verità. Questo è il compito che Gesù ci ha affidato: “Va’ e annuncia il Regno di Dio”, senza mai contrabbandare la verità del Vangelo con interessi di parte.
Nel “comunicare il Vangelo ad un mondo che cambia” alle Parrocchie (e dunque ai singoli credenti) è richiesto di tramandare – a chi non ha avuto la possibilità di vedere e di ascoltare – fatti e persone, incontri e avvenimenti che ci hanno toccato sul vivo, affascinando la nostra vita, ma soprattutto imprimendole una svolta decisiva nella linea della sequela del Signore.
Non essendo né corretto né onesto raccontare ad altri impressioni addomesticate, limitiamoci piuttosto al reale svolgimento dei fatti, nello stile del Vangelo che non edulcora particolari difficili da digerire, né annacqua proposte forti di vita.
Se oggi siamo membri della Chiesa, in quanto battezzati, dobbiamo ringraziare le nostre famiglie di origine, che ci hanno introdotto nell’esperienza di fede.
Ma se ora possiamo dire, in piena libertà e in tutta consapevolezza, di aver assunto la fede cristiana come “forma di vita”, lo dobbiamo alla scoperta di un dono.
Ecco perché, riconosciuto il valore di tale incontro e l’importanza di una figura umana che fa da mediatore tra Dio e l’umanità, abbiamo l’onore e la responsabilità di trasmettere ad altri quanto a nostra volta abbiamo ricevuto.
A tale proposito c’è chi dice che la scelta di fede debba essere lasciata libera, totalmente affidata al singolo, che deciderà – quando e come vuole – quale orientamento dare alla propria esistenza. Se è vero che ad ogni persona spetta il giudizio ultimo della sua coscienza su ogni opzione della sua vita, è altrettanto pacifico che
per scegliere bisogna anzitutto conoscere e, possibilmente, apprezzare…
Chi, ad esempio, possedendo un grande patrimonio lo lascia senza alcuna cura, aspettando il tempo in cui i figli decideranno in tutta libertà che uso farne?
L’educazione (all’uso del corpo, del linguaggio, del cibo, dei soldi) non avviene già dai primi anni di vita?
In definitiva, non si tratta di convenienza, ma di coerenza con scelte maturate nel tempo, ponderate e assunte come fondamentali per la nostra vita.
È vero: abbiamo a che fare con un Dio esigente, che ci chiede di rischiare “sulla sua Parola”; ma al tempo stesso sappiamo che, in Gesù Cristo, non ci lascia mai soli: e questo ci basta per “prendere il largo” con fiducia.
 

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